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“Come fare l’icona del Dio invisibile?
Come disegnare quel che non ha né quantità, né misura, né limite, né forma?
Come dipingere l’incorporeo? Come raffigurare Colui che è senza figura?
Finchè Dio è invisibile non farne l’icona.
Ma quando vedrai Colui che non ha corpo divenire uomo per te,
allora puoi rappresentare il suo aspetto umano.
Quando l’Invisibile, rivestitosi di carne, diviene visibile,
allora rappresenta l’immagine di Colui che è apparso…
Dipingi ed esponi alla vista di tutti Colui che ha voluto manifestarsi.
Dipingi tutto con la parola e con i colori, nei libri e sulle tavole”
(S. Giovanni Damasceno)

Una breve spiegazione sulle fasi di realizzazione.
Si inizia scegliendo preferibilmente una tavola in legno di tiglio ben stagionato, compatto, privo di resina e nodi. La tavola poi deve essere preparata accuratamente con gesso per accogliere la tela di lino che ricorda la tela nella quale venne impresso il Volto Santo di Gesù (Acheropita, non dipinto da mano d’uomo) regalata al re Abgar di Edessa affinché fosse guarito dalla lebbra. A questo punto si possono passare varie mani di gesso di Bologna e colla di coniglio, superficie che dovrà essere omogenea e levigata il più possibile e con estrema precisione.
La doratura di alcune parti della tavola può essere realizzata con una miscela di terra rossa e colla di coniglio chiamata bolo. Quindi si applicano sottilissimi fogli di oro che vengono lucidati e protetti con gommalacca.
La pittura è realizzata con colori naturali per la maggior parte di origine minerale. I pigmenti usati più frequentemente sono il giallo Ocra nelle sue varie tonalità, il cinabro, il lapislazzuli, la malachite, ecc. Queste sostanze vanno diluite con il tuorlo d’uovo. Prima vanno stesi i colori di fondo nelle tonalità più scure e poi si passa agli schiarimenti di aree sempre più limitate, in modo da creare il senso del volume, della profondità e far emergere la luce che proviene dall’interno del personaggio dipinto. Dopo aver scritto i nomi delle figure presenti si passa una soluzione per proteggere l’opera.
Ultimo atto che rende il dipinto sacro è la benedizione da parte di un sacerdote. Da questo momento l’icona rende visibile e presente ciò che è rappresentato e diviene per il credente oggetto di venerazione. L’iconografo non deve firmare la sua opera in quanto essa appartiene alla sfera del divino al quale egli ha solo prestato la sua mano, la sua competenza e soprattutto il suo servizio.

PREGHIERA DELL’ICONOGRAFO
O Divino Maestro,
fervido artefice di tutto il creato,
illumina lo sguardo del tuo servitore,
custodisci il suo cuore,
reggi e governa la sua mano,
affinché degnamente e con perfezione
possa rappresentare la tua immagine
per la gloria, la gioia e la bellezza
della tua santa Chiesa.